24 dicembre 2022, Città del Messico
- Alberto Eugenio Liboni

- 10 giu 2023
- Tempo di lettura: 1 min
Sono le 6:00 di mattina e sto aspettando M. agli arrivi dell’aeroporto
Juarez di CDMX. Sono felice. Ho passato un mese nella capitale
messicana, solo, con qualche amico ma non i “miei” amici. Sono stato
malato per dieci giorni, prendendo quell’influenza australiana micidiale
che da quanto mi dicono, tutti hanno in Italia. Assurdo. Vado dall’altra
parte del globo e riesco a prendermi un’influenza nata dell’altra parte del
globo, un’altra parte, altra, che evidentemente ha fatto un mezzo giro e si è
fermata qua. O magari come tappa al ritorno, vabbè.
Ci aspetta un bel viaggio, in autobus. E via, partire, sempre.

Ho scritto questa orrenda poesia dal titolo “i se”.
Ripercorro la mia vita
analizzando e valutando
i se, come se
fossero strade che con il tempo,
lo stesso tempo,
mi avrebbero portato
a luoghi distanti
di vacanza, risa e soleggiati.
Nel ripercorrere la mia vita,
disteso e coperto e
con una finta neve dalla tapparella,
vedo i se sul soffitto,
come crepe di solaio, e
con le dita mie, così lunghe quasi da sfiorarlo,
quel soffitto, mi faccio trasportare
in futuri così vicini da sembrarmi
veri,da sembrare verissimi.


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