24 gennaio 2022, Isla Mujeres
- Alberto Eugenio Liboni

- 31 lug 2023
- Tempo di lettura: 2 min
Incontro David, uno studente di architettura cileno entusiasta nel scoprire
che sono un architetto e italiano. David ama l’Italia, l’architettura italiana,
gli italiani. Mi chiede come mai i ragazzi italiani siano i più belli del
mondo, ma le ragazze italiane invece le più brutte di Europa. Non sono
riuscito a rispondergli.Era già buio e troviamo un anfratto un po’ isolato lungo la playa, davanti a un cancello cerrado da catene e lucchetti di una casa lasciata incompiuta.
Ci mettiamo vicini, ci togliamo i vestiti, e passiamo il tempo guardando la
luna che sembra profumare.
Dopo, mi viene una gran voglia di fumare ma mi accorgo di non avere
fuoco. Torniamo in paese e troviamo un ristorante. C’è uno specchio
lasciato a terra, vicino al nostro tavolo. Un piccolo uccellino gli sta davanti,
direi una specie di passerotto, marrone, a strisce nere con una punta di
giallo acido sulla coda, dar de come il palmo di un bambino. Se lo
stringessi in mano facendo un po’ di forza, potrei pure ucciderlo.
Abbandono questo pensiero istantaneamente.
Si osserva. O meglio, osserva la sua immagine riflessa nello specchio,
proiettandola in un essere altro a se stesso. Questa è la mia impressione. Gli
vola incontro, lo attende, fa una prima mossa, e ancora lo fissa, gli parla,
un volo lontano per poi tornare. A ripetizione. Non si dà tregua, non si
arrende. Quel sé-altro a sé è la sua ossessione. Lo vuole, e non lo potrà mai
raggiungere. Ma questo il passerotto non lo sa. E forse neppure noi, poveri
umani alla ricerca di un “altro a sé” che in realtà è solamente la nostra
immagine riflessa nello specchio del mondo, metafora perpetua della
nostra vita.
Poi guardo David e mi sorride, e io faccio lo stesso. Mi dice che ho degli
spinaci tra i denti. Smetto di sorridere e mi pulisco con la lingua.
Avrei bisogno di uno specchio.


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